Onestamente, non c'era da rallegrarsi sulla lunga scia della grande crisi finanziaria in quanto ai governi (sebbene l’Australia non sia mai andata in recessione), per questo forse non sorprende che il governo del Regno Unito abbia fatto un gran caso sul fatto che la sua crescita era più rapida di quella dell’Eurozona, e veramente era la migliore dei paesi del G7 (dato non del tutto vero, dal momento che le dimensioni delle economie del G7 sono piuttosto diverse in Dollari).
Da quando la follia della Brexit è passata dall’essere un sogno impossibile ad un incubo ad occhi aperti, i suoi sostenitori si sono affrettati a sottolineare che le previsioni più apocalittiche per l’economia inglese non si sono avverate; a questo si potrebbe contestare che il Regno Unito è ancora membro a pieno titolo dell’UE, e che deve ancora affrontare i duri venti dell’isolamento, ma questo non significa che la tempesta non stia per arrivare.
Con i dati preliminari per il secondo trimestre ora disponibili, la crescita economica del Regno Unito è risultata la più debole di tutte le nazioni del G7 allo 0,03%. Sebbene sia un tasso più rapido del magro 0,02% visto nel primo trimestre, è comunque meno della metà del tasso di espansione americano e tedesco, mentre l’economia del Giappone è cresciuta dell’1% pieno nel secondo trimestre. La crescita italiana, indicata dai sostenitori della Brexit come un peso economico attorno al collo dell’Eurozona, ha riportato uno 0,4% di crescita, equiparando le prestazioni del trimestre precedente. Fresca di elezioni presidenziali che hanno rifiutato le sorti delle forze antieuropeiste del paese, la Francia ha registrato una solida crescita dello 0,5%, in aumento rispetto allo 0,4% del primo trimestre. La crescita canadese per il trimestre in corso si è attestata ad un solido 0,9%.
Rimane da vedere quanto gli effetti della Brexit inizieranno/continueranno ad influenzare la produzione britannica mentre la nazione si avvicina sempre più al precipizio, ma è chiaro che il governo non può continuare a pretendere di dire che la loro amministrazione economica sia la migliore del mondo sviluppato.