Le previsioni per la crescita dell’Eurozona suggeriscono che questa tornerà a toccare i livelli precedenti alla grande crisi finanziaria per la prima volta dal 2007. Le proiezioni attuali prevedono che per i 19 paesi della moneta unica la crescita arriverà al 2,2% nel 2017; si tratta di un aumento dello 0,3% rispetto alle proiezioni precedenti, che erano dell’1,9%. All’interno del blocco la crescita ha superato le aspettative durante la prima metà dell’anno nonostante l’incertezza dei dettagli e dell’impatto della Brexit sui rimanenti paesi europei. Il blocco ha registrato un’espansione dello 0,5% nel primo trimestre e dello 0,6% nel secondo.
Inevitabilmente, previsioni economiche più forti rafforzeranno le aspettative che la BCE vada a modificare (o addirittura bloccare) il suo programma di Quantitative Easing per 60 miliardi di Euro al mese. Si ipotizza che ad ottobre ci sarà un annuncio, ma nel frattempo il programma rimane invariato e non c’è stato nessun cambiamento nella politica dei tassi d’interesse.
La BCE ha ridotto le proprie previsioni per l’inflazione nel blocco, che attualmente sono dell’1,8% per il 2018 e dell’1,5% per l’anno successivo. Questi dati sono sensibilmente al di sotto del target di riferimento del 2% stabilito dalla BCE, e questo suggerisce che è improbabile i tassi d’interesse aumenteranno nel prossimo futuro, dal momento che questo farebbe contrarre ulteriormente l’inflazione. Secondo alcuni analisti, la relativa debolezza delle previsioni per l’inflazione potrebbe portare a rinviare i piani di ridurre le misure di QE della banca.
Il Presidente della BCE Mario Draghi ha dichiarato: "Sono stati riconosciuti i progressi della ripresa dell’Eurozona. È robusta, ben diffusa, ed è stato ricordato che dal 2013 sono stati creati 6 milioni di posti di lavoro”.
Secondo Draghi, c’è ancora bisogno di "un grado molto sostanziale di accomodamento monetario” per favorire una ripresa dell’inflazione nell’Eurozona.
Altro fattore con cui deve confrontarsi la BCE è il rafforzamento dell’Euro contro il Dollaro, che finora quest’anno ha guadagnato il 13%. L’incremento è dovuto alle preoccupazioni per la direzione della politica economica americana sotto l’amministrazione, oltre che alla ripresa della zona Euro, chiaramente. L’incremento contro la Sterlina, allo stesso modo, è dovuto ai timori per le sorti del Regno Unito durante e dopo il processo della Brexit, e per l’incertezza che lo circonda.