Brexit significa Brexit; meglio nessun accordo che uno svantaggioso: la retorica la conosciamo bene, ma ora iniziano ad emergere anche i dettagli dietro a queste battute ad effetto. Gli euroscettici aggressivi sostengono che a meno che l’UE non dia al Regno Unito un “buon accordo” al momento di lasciare il blocco, semplicemente basterà seguire le regole del WTO, ma non è così semplice.
Innanzi tutto, sebbene il Regno Unito sia membro fondatore del WTO, non dispone di un piano organizzativo proprio, commercia con il resto del mondo rispettando quello dell’UE. Quando il Regno Unito disporrà di un proprio piano (anche fosse copiando quello dell’UE), dovrà essere accettato da tutti i membri del WTO (inclusa l’UE, chiaramente). Qualsiasi membro può sollevare obiezioni alle proposte del Regno Unito.
Si può trovare un esempio di questo problema nel caso dei contingenti familiari (TRQ) relativi all’agricoltura. Questi permettono ad una nazione (o blocco) l’importazione di una quota specifica di beni ad una tariffa ridotta, al di sopra della quale aumentano i livelli della tariffa applicata. I TRQ hanno dunque enorme valore per le nazioni che fanno grande affidamento sull’esportazione di prodotti agricoli, come la Nuova Zelanda e l’Argentina ad esempio, poiché il prezzo dei beni importati come parte dei TRQ scende una volta raggiunta la quota. Regno Unito e UE hanno raggiunto un accordo bilaterale, che stabilisce che dopo la Brexit i TRQ esistenti verranno divisi secondo le quote di mercato storiche esistenti. È uno dei pochi ambiti in cui UK e UE sono riusciti a giungere ad un accordo.
Alcune nazioni, inclusi USA, Nuova Zelanda, Argentina e Brasile hanno scritto al WTO obiettando la divisione dei TRQ. Vogliono avere delle concessioni maggiori per i loro prodotti una volta che il Regno Unito lascerà il blocco. In apparenza, questo potrebbe sembrare andare a vantaggio dei consumatori, ma l’agnello gallese è più costoso da produrre di, diciamo, quello neozelandese ad esempio. Se il mercato del Regno Unito si saturasse di economico agnello neozelandese, gli agricoltori gallesi potrebbero essere costretti a chiudere. Passare ad un accordo vero e proprio per il libero scambio come propugnano tanti sostenitori della linea dura nella Brexit, quando il resto del mondo non fa lo stesso, potrebbe rivelarsi fatale per parecchi settori dell’economia inglese.
I sostenitori della Brexit sono turbati dal fatto che l’amministrazione Trump si è unita alle obiezioni al WTO, quando contavano sull’appoggio di Trump per stabilire accordi per il libero scambio con il Regno Unito dopo la Brexit, ma è chiaro (come lo è sempre stato) che le nazioni metteranno i loro interessi prima di quelli di un Regno Unito appena diventato “globale”.