La Brexit è stata venduta al 37% (la parte dell’elettorato avente diritto al voto che ha sostenuto il Leave: 52%) sulla base del fatto che il Regno Unito poteva “avere la propria torta e mangiarsela”, a significare che avrebbe potuto godere di tutti i benefici del mercato unico (e dunque, per estensione, dell’unione delle dogane) ma senza aver più bisogno di avere a che fare con le direttive di Bruxelles, le leggi dell’UE o il pagamento di “cifre enormi” alle casse europee.
La discussione è stata che l’UE ha un surplus con il Regno Unito, e dunque “hanno più bisogno loro di noi di quanto noi ne abbiamo di loro”. Liam Fow, ministro responsabile per gli accordi commerciali, ha dichiarato: “L’accordo per il libero scambio che dovremo stipulare con l’Unione Europea dovrebbe essere uno dei più semplici della storia dell’umanità”. David Davis, ministro responsabile per l’uscita dall’UE ha dichiarato: “Non dubitate: possiamo stipulare accordi con i nostri partner di trading, e possiamo farlo in fretta. Mi aspetto che il nuovo primo ministro, il 9 settembre darà immediatamente inizio ad una serie di accordi commerciali globali con tutti i nostri partner di trading più stretti. Mi aspetto che gran parte della fase delle negoziazioni si concluda entro 12-24 mesi”. In seguito, Davis ha rilasciato una dichiarazione alla Casa dei Comuni: “Nessuno ha mai preteso che sarebbe stato semplice”, provocando risate.
I leader delle imprese fanno notare che il governo ha a disposizione ancora pochi mesi per stabilire un accordo transitorio con l’UE (della durata di almeno 2 anni) prima che le imprese dovranno iniziare a pianificare il da farsi nel caso dello scenario peggiore, quello in cui non è presente alcun accordo. Tuttavia, “l’accordo sul libero scambio più semplice della storia dell’umanità” è ancora bloccato, perché non sono ancora stati accordati i diritti dei cittadini europei che vivono in UK (né quelli delle controparti britanniche nell’UE); non è stato raggiunto nessun accordo sullo status dei confini irlandesi, né su come si possa evitare una “frontiera fisica” che nessuno vuole; e rimane ancora da risolvere la questione della portata degli obblighi e delle somme che il Regno Unito deve all’UE. A meno che non vengano fatti progressi su questi temi, non si potrà procedere con le discussioni.
La posizione del governo May è che vuole un accordo commerciale “su misura”, che replichi i vantaggi del mercato unico; un accordo doganale che rispecchi quello già esistente per un commercio senza attriti (ma che lasci al Regno Unito la libertà di stipulare accordi bilaterali a suo piacimento”; non verrà più permessa la libera circolazione dei cittadini europei verso il Regno Unito; non verrà più accettata la Corte di giustizia europea come arbitro finale nelle dispute commerciali e altre dispute relative alla legislazione dell’UE; la May vuole inoltre che la City continui ad essere il principale centro finanziario globale, e preferirebbe continuare a permettere il passporting.
Per parte sua, l’UE ha affermato fermamente che non metterà a disposizione un’Europa “à la carte” per il Regno Unito. Se il documento che è trapelato fosse veritiero, sembra che l’UE sia disposta a concedere al Regno Unito solo un accordo standard e basilare sul libero scambio. Questo, perché le “linee rosse” del governo May impedirebbero qualsiasi altro tipo di accordo. Potrebbe finalmente essere questo a far scoppiare la bolla della Brexit?