È probabilmente corretto dire che fino al prossimo anno, è stata dichiarata una tregua dei Tory (il partito conservatore) alla Brexit. La scorsa settimana, il primo ministro è stato battuto alla Camera dei Comuni su un emendamento della legge quadro per il ritiro dall’UE, che imporrà al governo di guadagnare approvazione parlamentare per una legge separata per attuare il ritiro del Regno Unito dall’Unione Europea (o di conseguenza no). Tuttavia, alla fine della scorsa settimana, la signora May ha ottenuto l'accordo del Consiglio d'Europa secondo cui le discussioni possono passare alla seconda fase che includerà le future relazioni commerciali; un successo direi.
Tuttavia, non molto tempo dopo le vicendevoli congratulazioni, hanno iniziato ad emergere le crepe tra quello che vuole offrire l’Unione Europea, quello che spera la signora May e quello che esigono i politici della hard Brexit.
Incredibilmente, il governo non ha mai discusso sul fatto di come potesse poi sembrare l’accordo commerciale post- Brexit tra Regno Unito e UE. È stato suggerito che questo sia avvenuto per l’ottima ragione che ogni discussione avrebbe fatto scannare a vicenda i sostenitori di una Brexit dura e i sostenitori di una Brexit morbida. Vuol dire che le posizioni inconciliabili verranno ora a galla.
Da parte sua, l'UE ha dichiarato che il periodo transitorio (di 2 anni) che il Regno Unito vuole dopo aver lasciato formalmente il blocco non è una conclusione scontata e potrebbe richiedere fino alla conclusione dell'accordo di separazione (forse in ottobre) prima che venga chiarito se può essere accettato. Allo stesso modo, in un duro colpo alla May e alla fazione rialzista, l'UE ha specificato che durante tale periodo, il Regno Unito dovrà seguire tutte le regole dell'UE e continuare ad accettare la libertà di circolazione. Durante questo periodo infatti, i tori vorrebbero avere la libertà di stringere accordi di libero scambio, ma risulta chiaro che non sia possibile firmare alcun accordo formale durante questa transizione.
Luminari come Boris Johnson, il segretario agli esteri ed un altro parlamentare, Jacob Rees-Mogg, hanno rapidamente affermato che il Regno Unito si ridurrà a uno "stato vassallo" dell'UE durante questo periodo. Sarà vincolato dalla nuova e vigente legislazione dell'UE, ma non avrà voce in capitolo nella definizione di tale legislazione (e naturalmente non vi sarà alcun veto) e sarà escluso dalle istituzioni dell'UE e dal Consiglio d'Europa. Suggeriscono che la signora May debba rifiutare questa situazione, ma alla signora May verrà data una scelta dall’Unione Europea: prendere o lasciare.
I prossimi mesi diranno se è possibile trovare un compromesso all’interno del governo che risolva le differenze dei falchi e delle colombe. Anche se questo obiettivo potesse essere raggiunto, è probabile che tale consenso di opinioni verrà affrontato da un'inamovibile e unificata posizione delle 27 nazioni dell’Unione Europea.