Il titolo di questo pezzo poteva essere “Chequers: il momento alla Neville Chamberlain della May”, un'allusione ai tentativi del primo ministro britannico Neville Chamberlain di evitare la guerra con la Germania di Hitler, con il famoso discorso “pace per la nostra epoca”... che sappiamo tutti come finì. La signora May è emersa da una “gita giornaliera” a Checkers con tutto il gabinetto, presentando un piano d'azione concordato riguardo la posizione che intende prendere il Regno Unito nei confronti della UE. La May ha chiesto un accordo di libero scambio tra l'UE e il Regno Unito per le merci che (si spera) avrebbe ovviato alla necessità di un confine “duro” in Irlanda (e altrove), mantenendo un accordo regolamentare con l'UE. Speravano di aver posto fine alla libertà di circolazione (sperando però di facilitarla per le imprese britanniche ed europee che volevano schierare personale all'estero) e di segnalare una grande riduzione (se non la fine) del ruolo della Corte di giustizia europea.
La May ei suoi consiglieri intendevano giocare duro con i Brexiters nel gabinetto, insistendo sul ripristino della “responsabilità collettiva”. Doveva essere la più “soft” di tutte le possibili Brexit “soft” e i dettagli sono stati promessi per questa settimana. Tuttavia, i titoli di lunedì sono stati dominati dalle dimissioni (questa volta per davvero) di David Davis, euroscettico e uomo guida della Gran Bretagna sui negoziati UE-Brexit come ministro per il Dipartimento per l’Uscita dall'UE (DexEu).
Questo ha sollevato un vespaio. Nella questione Brexit, quelli sul lato del remain sottolineano che la proposta della May vede il Regno Unito rinunciare all’influenza su tutti i regolamenti e le leggi dell'UE (la maggior parte dei quali riguardano i diritti e gli standard dei consumatori, ovviamente), richiedendo al Regno Unito di essere per sempre un soggetto passivo che solo “riceve regole”. I discepoli della Brexit affermano la stessa cosa, insistendo sul fatto che il Regno Unito diventerà uno stato “vassallo” e che le proposte renderanno quasi impossibile ottenere accordi di libero scambio a livello mondiale per il Regno Unito (quindi, una posizione unitaria in questo caso). Il campo del remain sottolinea che gli accordi escludono il settore dei servizi che rappresenta l'80% del PIL del Regno Unito e che l'UE potrebbe anche respingere la proposta perché cerca di porre fine a una delle quattro libertà (libertà di circolazione) pur mantenendo l'accesso (parziale) al mercato unico. L'UE deve ancora commentare le proposte.
Ora, l'uomo chiave della Brexit si è dimesso. Anche Steve Baker, il numero due di Davis, si è dimesso, costringendo la May ad un grande rimescolamento di carte, proprio mentre cerca di vendere il suo “accordo” ai parlamentari di secondo piano del suo stesso partito e al grande blocco dell’ERG fortemente euroscettico di 60 parlamentari, mentre la news di oggi è che anche il ministro degli esteri Boris Johnson si è dimesso dal suo incarico. Potremmo portare a casa il mondiale, ma non sembra che, in un modo o nell'altro, porteremo a casa anche un accordo sulla Brexit.