Il tasso di espansione dell'economia statunitense (che è citato come cifra annualizzata) nel secondo trimestre del 2018 ha raggiunto il miglior livello di performance dal 2014, secondo i dati del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti. La cifra è arrivata al 4,1% ed è stata sostenuta da una forte spesa dei consumatori e da migliori dati sulle esportazioni, visto che gli esportatori statunitensi si sono affrettati a portare fuori le merci prima che i mercati importatori applichino i dazi di ritorsione sui prodotti statunitensi, in un momento in cui la guerra commerciale si fa rovente.
C'è stato un bel salto nella spesa dei consumatori, che è passata dallo 0,5% nel primo trimestre al 4% nell'ultimo trimestre. Le esportazioni di beni statunitensi hanno registrato un aumento del 9% rispetto al primo trimestre, ma in futuro rischiano di essere negativamente colpite dalle contromisure estere. Ciononostante, il rendimento delle esportazioni è stato il migliore visto dal quarto trimestre del 2013. La spinta delle esportazioni ha segnato l'1% sul PIL ed è stata stimolata dal tentativo di ottenere prodotti nei mercati di importazione prima dell’imposizione dei dazi (in particolare sui semi di soia destinati alla Cina).
Le economie soggette ai dazi statunitensi (originariamente su alluminio e acciaio) sono rimaste indietro rispetto agli Stati Uniti nell'imporre le proprie misure, in parte perché gli Stati Uniti hanno agito per primi e secondariamente perché speravano di lasciare tempo per un’inversione nella politica americana.
La crescita trimestrale media (su base annualizzata) si attesta al 2,2% per il periodo dal 2012 al 2017 e mentre la crescita attuale è forte, non è “sorprendente” come descrive il Presidente Trump, visto che ad esempio nel 2014 aveva toccato tassi di crescita trimestrali del 5,1 e 4,9% nel Q2 e nel Q3.
Gli analisti restano cauti sulle future prospettive di crescita degli Stati Uniti, che verranno danneggiate se la guerra commerciale si intensificherà. Sottolineano inoltre che i dati attuali sono lusingati da un taglio di 1500 miliardi di dollari di tasse che ha dato soldi alle grandi imprese e alle famiglie più ricche con un alcune ricadute favorevoli verso quelle di mezzi più modesti.