Sono passati più di due anni da quando Theresa May ha dichiarato che “Brexit significa Brexit”. Pochissime persone in quel momento, o da quel momento, sapevano esattamente cosa significasse in realtà quel suono vacuo e opaco - molto probabilmente, anche il primo Ministro stesso. Tutto ciò di certo sulla Brexit è che, a meno che il Regno Unito non revochi l’articolo 50, o l'intera UE accetti un'estensione del processo per consentire più colloqui (o un People's Vote) e la May si rimangi tutto e chieda appunto il voto popolare, il Regno Unito cesserà di essere un membro dell'UE il 30/3/19. A meno che nel prossimo futuro non venga trovata una soluzione per il confine tra Irlanda del Nord e Repubblica d'Irlanda, il Regno Unito rischia di saltare fuori dall'UE senza nessun accordo e nessun periodo di transizione a quella data, con tutti gli scambi cmmerciali nel Regno Unito disciplinati dalle regole dell'OMC.
Il governo afferma di essere “fiducioso” che verrà raggiunto un “buon acordo” e che i negoziati sono ora “completi al 95%”, ma dal momento che solo quelli coinvolti sanno cosa vi è di coinvolto, è difficile vederla oggettivamente. Allo stesso modo, il governo non ha mai nemmeno espresso il suo punto di vista su ciò che costituirebbe un “buon accordo”.
Potrebbe emergere un presunto accordo sulla questione dei confini irlandesi che vedrebbe l'intero Regno Unito rimanere nell'unione doganale (o in un’unione doganale!) dopo il periodo di transizione, se non si troverà un accordo globale che consenta una soluzione essenzialmente senza confini nell'isola d'Irlanda. L'UE insisterà sul fatto che questi devono essere aperti; nel governo, i Brexiters che favoriscono un’uscita “dura” vogliono il potere di risolvere la questione unilateralmente. Gli estremisti della Brexit nel partito dei conservatori, il “European Research Group” devono ancora reagire pubblicamente, ma dato che quasi certamente limiteranno il diritto del Regno Unito di stipulare accordi commerciali con le nazioni terze mentre ancora in vigore, sembra improbabile che ne saranno felici. Sembrerebbe che la posizione sia riuscita a raccogliere il supporto provvisorio del gabinetto, almeno per ora.
Tuttavia, il partito laburista dell'opposizione ha affermato che non appoggerà alcun accordo che la May potrà ottenere, né acconsentirà ad un’adesione temporanea all'unione doganale (il partito vuole infatti che il Regno Unito rimanga sia nel mercato unico che nell'unione doganale). Anche se la May riuscisse a persuadere il suo partito a sostenere la proposta e se il partito laburista si attenesse ai suoi principi, in generale, ci vorrebbero solo pochi dissidenti per affondarla in parlamento. Se ciò dovesse accadere, o se la May non riuscisse nemmeno a ottenere il pieno appoggio del suo partito, è molto incerto cosa succederà poi.