La maggior parte degli analisti economici ritiene che una guerra commerciale sia universalmente dannosa, sebbene il Presidente degli Stati Uniti (non un noto analista economico) non sia d’accordo. In una guerra commerciale, entrambe le parti applicano dazi alle merci importate dall’altra nazione, in risposta a dazi punitivi. L'idea è che imponendo ciò che è essenzialmente una tassa sulle importazioni, i consumatori nel paese “d’origine” saranno dissuasi dall'acquistare i beni della nazione esportatrice, optando (per il momento) per prodotti domestici meno costosi o per alternative da altre nazioni esportatrici. Il lato negativo di questo, ovviamente, è che le persone che preferiscono o hanno bisogno di acquistare prodotti dalla nazione presa di mira, dovranno pagare di più, andando così a ferire la propria economia alimentandone l'inflazione (in particolare quando i prodotti domestici finiti contengono componenti o materie prime dal paese di destinazione). L'obiettivo è quello di fare in modo che il paese preso di mira si ferisca a sufficienza a causa delle perdite economiche nelle esportazioni, per cui dovrà scendere a patti; ma questo discorso non funziona se si possono semplicemente incrementare le esportazioni in altre parti del mondo.
Sulla scia del vertice del G20, è emerso il suggerimento che i cinesi e gli Stati Uniti avessero concordato una tregua di 90 giorni nella loro guerra commerciale, durante la quale né il presidente degli Stati Uniti né la sua controparte cinese avrebbero introdotto ulteriori dazi. Tuttavia, questo deve ancora essere confermato dalle fonti cinesi.
Il presidente Trump ha affermato che i cinesi avevano accettato di “ridurre e rimuovere i dazi sulle automobili che arrivano in Cina dagli Stati Uniti”. Attualmente tali importazioni attraggono una tassa del 40% in Cina, ponendole al di fuori della portata di gran parte del mercato di riferimento rispetto a prodotti simili di produttori non statunitensi.
Tuttavia, in seguito all'annuncio di Trump, naturalmente arrivato con un Tweet, i portavoce della Casa Bianca hanno fatto affermazioni contraddittorie sull'accordo. Larry Kudlow, il principale consulente economico di Trump, ha affermato di “aver creduto nell'impegno”, anche se ha continuato a riferire ai giornalisti che “non era ancora stato fatto un accordo specifico sui dazi auto”. Un altro membro dello staff della Casa Bianca, Peter Navarro, un consulente di alto livello, ha osservato che durante le conversazioni del G20 la questione degli scambi commerciali “è sicuramente venuta fuori”, ma non è esattamente la stessa cosa.