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Il re è morto, lunga vita al re!

Theresa May è diventata leader del partito conservatore e Primo ministro quando il suo predecessore, David Cameron, non ha mantenuto la sua parola, dicendo che, dopo tutto, non era l'uomo giusto per consegnare la Brexit, lasciando poco dopo la politica in prima linea. Il partito ha tenuto una gara per la leadership, ma con ritiri ed eliminazioni, la scelta finale di due candidati (Theresa May e Andrea Leadsome) non è stata approvata dal partito visto che Leadsome si è ritirato, lasciando la May come l’ultima rimasta e vincitrice per default.

Theresa May è stata descritta come un remainer timido; l'allora ministro degli Interni aveva tenuto un profilo basso durante il referendum, ma abbastanza da convincere i Brexiters che avevano un “primo ministro remainer”. Nell’opinione di molti, la May ha fatto del suo meglio per “consegnare la Brexit”, ma gli inevitabili compromessi (in particolare su una soluzione di backstop per l'Irlanda del Nord) erano troppo per i puristi della Brexit all’interno del suo partito. È sopravvissuta da una mozione di “sfiducia” a novembre, che teoricamente l'ha lasciata intoccabile per dodici mesi, tuttavia, l'incapacità di far passare il suo accordo alla Casa dei Comuni, un fallito tentativo di “compromesso” con il Labour (che non comportava alcun movimento per sua parte) e risultati disastrosi alle elezioni locali, (a elezioni anticipate a giugno 2017) l'hanno resa estremamente vulnerabile. Di fronte alla prospettiva di un'ulteriore umiliazione nelle elezioni del Parlamento europeo a cui sperava il Regno Unito non avrebbe preso parte, si è inchinata all'inevitabile e ha detto che si sarebbe dimessa il giorno del voto  europeo nel Regno Unito.

Le nomination per il leader del partito richiedono il sostegno di altri due parlamentari Tory. Attualmente, 11 persone hanno espresso le loro intenzioni di correre per la carica e altri sono attesi prima del chiudersi delle candidature venerdì della prossima settimana.

I primi classificati sono Boris Johnson, Dominic Raab, Andrea Leadsome (tutti ardenti “Brexiteers hard”), Jeremy Hunt, Matt Hancock e Sajid Javid. Alcuni (in particolare Johnson) hanno proclamato di non voler cercare un ulteriore posticipo in ottobre e sono pronti perché il Regno Unito esca dall’UE senza un accordo. Altri sono più cauti.

Tuttavia, per coniare una frase, “niente è cambiato”. L'UE ha ribadito che non riaprirà le discussioni sull'accordo di ritiro, mettendo in discussione tutta la retorica della “hard Brexit” di dover “essere preparati ad andarsene senza alcun accordo” dai negoziati per ottenere un buon accordo: non ci sarà nessuna trattativa.

Allo stesso modo, non c'è una maggioranza in parlamento che accetti un risultato “senza accordo”: alcuni parlamentari conservatori hanno dichiarato che avrebbero fatto cadere il governo in una mozione di sfiducia se il “nessun accordo” fosse mai diventato una politica di governo.

Per completare la rottura con l'UE e fare affidamento sulle regole del commercio dell'OMC, i fedeli della Brexit vogliono cose diverse, che vanno da una Brexit molto morbida, all'adesione allo Spazio Economico Europeo (opzione Norvegia o Common Market II), a un accordo di libero scambio in stile canadese. In primis non c’è un accordo tra di loro.

Quindi, chiunque diventerà leader del partito a fine luglio, nel momento in cui resterà la possibilità di scegliere tra gli ultimi due candidati, dovrà affrontare esattamente lo stesso irrisolvibile problema che la May affronta da dicembre. Si prospettano più panorami: la scelta va dall'accordo della May (o uno che vincola in maniera più rigorosa il Regno Unito all'Unione europea, visto che in tal caso l'UE approverebbe), alla revoca al preavviso dell’articolo 50, a un ulteriore referendum o alla possibilità di uno scenario “senza accordo”, ma quasi certamente innescheranno un'elezione generale.

Il re è morto, lunga vita al re!

Dr.Mike Campbell
Informazioni su Dr.Mike Campbell
Dr. Mike Campbell è uno scienziato ed uno scrittore freelance inglese. Mike ha conseguito il suo dottorato di ricerca a Ghent (Belgio) e, dopo aver lasciato il Regno Unito, ha lavorato in Belgio, Francia, Monaco e Austria. Come scrittore, si è specializzato nell’ambito economico, scientifico, medico e ambientale.
 

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