Le attuali udienze presso il Congresso degli Stati Uniti hanno lo scopo di determinare se vi sono basi per l’impeachment del presidente Trump. Se il Congresso determinasse l’esistenza di tali basi, la questione passerà a processo al Senato, e richiederebbe la maggioranza dei 2/3 dei senatori affinché il Presidente venga rimosso dal suo incarico. A causa delle divisioni partitiche all’interno del Senato, in pochissimi si aspettano che una maggioranza abbastanza ampia di senatori dichiari Trump colpevole. Tuttavia, il primo ostacolo è iniziare una formale procedura di impeachment per il Presidente e questa sembra essere l’ipotesi più probabile.
Il nocciolo della questione è se nella corsa alle elezioni presidenziali, Donald Trump abbia usato il suo potere per chiedere aiuto a una potenza straniera a fronte di ottenere un vantaggio politico interno. L’accusa specifica è che Trump abbia utilizzato gli aiuti militari statunitensi e la prospettiva di un incontro alla Casa Bianca per indurre il presidente ucraino ad avviare un’indagine su Joe Biden e suo figlio Hunter, quest’ultimo per il coinvolgimento in una società ucraina, la Burisma, e il primo per il licenziamento di un procuratore ucraino mentre al tempo era vice presidente degli Stati Uniti sotto Obama. Joe Biden è uno dei primi candidati democratico alla presidenza degli Stati Uniti alle elezioni del prossimo anno.
L’ultimo problema per Trump deriva dalle testimonianze del suo nominato politico come ambasciatore presso l’UE, Gordon Sondland, la cui memoria pare migliorata rispetto a una sua precedente testimonianza.
In una pesante testimonianza, Sondland ha dichiarato che il coinvolgimento di Rudi Giuliani (avvocato personale di Trump) nella vicenda ucraina avveniva dietro dirette istruzioni di Trump. Sondland ha testimoniato:
“Non volevamo lavorare con il signor Giuliani. In poche parole, abbiamo giocato la mano che avevamo. Tutti abbiamo capito che se avessimo rifiutato di lavorare con il signor Giuliani, avremmo perso un’importante opportunità di cementare le relazioni tra Stati Uniti e Ucraina, quindi abbiamo seguito gli ordini del presidente. So che i membri di questo comitato hanno spesso inquadrato queste complicate questioni sotto forma di una semplice domanda: c’è stato un quid pro quo? Come ho testimoniato in precedenza, riguardo alla richiesta e al meeting alla Casa Bianca, la risposta è sì”.
Alla luce di ciò, se si tiene conto delle affermazioni di Sondland (confermate da testimonianze dirette e di seconda mano relative alla questione), Trump ha effettivamente commesso un reato invalicabile.