L'euro pare non sia in grado di difendere i guadagni di questi ultimi giorni. Il valore della moneta unica è sceso sorprendentemente sotto quota $1,34. In realtà ci si attendeva che i dati economici positivi provenienti dagli Stati Uniti avrebbero rafforzato la valuta europea. In controtendenza, il rublo si è apprezzato in rapporto all'euro e viene quotato a 43,7968 euro, il livello più alto dal 27 Gennaio. Il motivo del recupero è da ricondurre all'aumento dei prezzi del petrolio e delle materie prime.
Questa mattina l’euro non ha superato quota $1,34 e il costo moneta unica si assestava su $1,3370, dopo aver toccato $1,3422 durante la notte. Un dollaro valeva 0,7479 euro. Lunedì la Banca centrale europea (BCE), aveva fissato il prezzo di riferimento a $1,3223 (Giovedì: 1,3275) dollari.
Di recente, una serie di dati economici dagli stati Uniti, inaspettatamente promettenti, avevano alimentato la speranza di una stabilizzazione dell'economia statunitense. l'euro aveva beneficiato di questa situazione poiché il dollaro è maggiormente richiesto nei momenti di elevata incertezza. Nel pomeriggio il mercato potrebbe ricevere nuovi stimoli dagli Stati Uniti in cui è prevista la pubblicazione dell'indice degli acquisti per il settore dei servizi.
Nel contempo, Nikolai Kaschtschejew della MDM Bank di Mosca, è sembrato molto ottimista: "Tutti guardano al prezzo del petrolio sopra i $50 - si tratta di un buon numero per economia della Russia". I prezzi di alluminio, rame e nichel sono aumentati significativamente e più del previsto in rapporto ai dati economici provenienti dalla Cina, giacché quest’ultima è il maggiore consumatore mondiale di risorse minerarie.
Sempre più investitori sono alla ricerca d’investimenti con rendimenti più elevati e tendono a re-impegnarsi in carry trades: per cui gli investitori si procurano il denaro in un paese con bassi tassi d’interesse, come il Giappone, e li reinvestono in un altro con un tasso di rendimento più elevato - ma anche più rischioso. La crescente propensione al rischio ha fortemente influenzato lo yen, registrando forti perdite contro il dollaro per il quarto giorno di fila; ancor più evidente il beneficio goduto dal dollaro australiano e dal Rand sudafricano – contro il Rand, lo yen perdeva 3%,mentre contro il dollaro australiano la moneta giapponese calava dell’1,1%. Entrambe le monete segnavano il loro livello più alto contro il dollaro dal mese di ottobre.