La domanda di yen giapponese, autentico bene rifugio, è cresciuta dopo gli ultimi dati economici provenienti dalla Cina, che hanno mostrato che il prodotto preliminare delle industrie, a febbraio, si è contratto per il secondo mese consecutivo. Gli investitori, dunque, sanno che i mercati emergenti potrebbero essere entrati in un trend discendente. Le letture del PMI dell’HSBC hanno dato come risultato 48,3, ben al di sotto del 49,4 previsto dagli economisti a cui era stato somministrato di recente un sondaggio, e ad un ritmo che non si vedeva da più di 5 anni. Il livello 50,0 è la linea di demarcazione tra un’economia in espansione e una in contrazione. Come risultato di questo sondaggio le valute a rischio, specialmente se legate all’economia cinese come il dollaro australiano, sono scese notevolmente.
Alle 12:30 (JST), a Tokyo, la coppia AUD/USD aveva perso lo 0,5% del proprio valore, ed era scambiata a 0,8957$, in calo rispetto a 0,9012$, prezzo precedente alla pubblicazione del sondaggio. La coppia USD/JPY ha perso lo 03%, arrivando così a 102,02 yen, mentre l’EUR/USD è arrivato a 1,3746$, in calo dal picco su sette settimane a quota 1,3773$.
I verbali della Fed supportano un nuovo tapering
Il dollaro americano inizialmente era stato tenuto a galla dalla notizia che i verbali della Federal Reserve avevano confermato il proseguimento del tapering. Lo U.S. Dollar Index era sceso a 80,141 .DXY, una perdita dello 0,1%, dopo essere salito a 80,235 .DXY dopo la pubblicazione dei verbali. Secondo i verbali, l’attuale fase di stimolo, ad un ritmo di 10 miliardi di dollari al mese, continuerà, a meno che gli eventi economici non facciano cambiare idea ai policymaker.