Lunedì mattina lo yen giapponese è rimasto vicino ai minimi colpiti di recente contro il dollaro e l’euro, che hanno seguito il rally di Wall Street di venerdì scorso. Il rally si è verificato poco dopo la pubblicazione di dati sul lavoro sorprendentemente negativi, che hanno alimentato le speculazioni sul fatto che la Federal Reserve potesse riconsiderare o addirittura interrompere i piani di tapering del QE. Secondo il Dipartimento del lavoro degli USA, le assunzioni a gennaio nel settore privato sono state di soli 113.000 posti di lavoro, ben al di sopra di quello che si pensava (185.000). Il tasso di disoccupazione è però sceso al 6,6%, minimo quinquennale e nonostante i dati sul lavoro fossero eterogenei, alcuni strateghi ritengono che l’economia americana stia comunque migliorando, e che dunque probabilmente la riduzione del QE è uno dei motivi per cui i trader non sono tornati al bene rifugio, lo yen.
Alle 11:52 (JST), a Tokyo, la coppia USD/JPY era scambiata a 102,65 yen, mentre l’EUR/JPY era fermo a 139,79 yen. Il cambio euro dollaro è rimasti vicino al picco mensile di venerdì corso, ed è stato scambiato a 1,3623$. Nonostante la Banca Centrale Europea non abbia fatto nulla di decisivo nel meeting di giovedì, Mario Draghi ha suggerito che la relazione sull’inflazione in arrivo probabilmente metterà le carte in tavola: se dovranno essere prese delle misure, sarà questa relazione ad innescarle.
A Janet Yellen la patata bollente
Gli attori sul mercato FX potranno dare un’occhiata al modo in cui la nuova presidente della Federal Reserve riesce a gestirsi quando monta le pressione, dato che si prepara a testimoniare di fronte al Congresso. I dati sulla crescita dell’eurozona saranno pubblicati questa settimana, e potrebbero offrire alcuni indizi sulla possibile direzione della BCE.