Di: DailyForex
Venerdì tutte le quotazioni del petrolio (prezzi del petrolio greggio, le azioni petrolifere e le valute legate al crude oil) sono capitolati in Asia, sulla scia della decisione dell’OPEC di astenersi dal ridurre i volumi di produzione, nonostante l’enorme eccesso di offerta.
Giovedì i mercati statunitensi sono rimasti chiusi per i festeggiamenti del Thanksgiving day, lasciando i riflettori puntati sul meeting dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio a Vienna, dove l’Arabia Saudita ha bloccato le chiamate dai membri dei cartelli più poveri per il taglio della produzione, in modo da arrestare il globale calo dei prezzi.
“L’OPEC sta dando il chiaro segnale che non sosterrà ulteriormente da sola il peso di regolare il mercato, e questa decisione lascia la responsabilità ad altri produttori” ha detto un analista di Barclays in una nota.
I prezzi del petrolio sono stati sotto pressione prima del meeting, ma il brusco calo successivo (il maggiore dal 2011) ha mostrato come la decisione non fosse stata pienamente valutata.
Il Brent LCOc1 è arrivato a quota 72,60 Dollari al barile, dopo aver chiuso ad un minimo su quattro anni giovedì, ed è in procinto di scendere di più del 15% nel suo crollo più ripido dal novembre 2008. Il petrolio statunitense CLc1 era in precedenza sceso del 6,5% a quota 68,93 Dollari al barile.
L’indice Asia- Pacifico MSCI fuori dal Giappone è sceso dello 0,7%, sulla strada giusta per un profitto settimanale di circa l’1%, ma con una perdita mensile di quasi l’1,6%.
I titoli australiani hanno perso l’1,6% con il calo delle imprese energetiche: la Sundance Energy (SEA.AX), la Drillsearch (DLS.AX) e la Santos Ltd (STO.AX) hanno subìto cali fra il 10 e il 16%.
Il Nikkei stock average è andato contro la tendenza ribassista regionale salendo dello 0,9%, e sta per segnare un leggero profitto settimanale ed un considerevole profitto mensile superiore al 6%.