Proprio quando sembrava che il prezzo del greggio non potesse scendere di più, ha continuato invece a precipitare.
Martedì il petrolio greggio ha chiuso al più basso livello in più di sei anni dopo le notizie dalla Cina e il Medio Oriente.
Il POCB ha drammaticamente indebolito il suo Yuan FIX per la seconda giornata consecutiva (da 6.1162 lunedì a 6.2298 ieri notte, all’attuale 6.3306) causando un calo dei titoli azionari cinesi, estendendo le perdite di ieri, e facendo crescere i timori di un rallentamento della seconda maggiore economia mondiale.
La valuta ha continuato a scendere mercoledì, perdendo un ulteriore 1,6% dopo il calo dell’1,8% di martedì. Il POBC ha riportato che puntava ad un deprezzamento di circa il 2%, e ha però aggiunto che non c’è ragione per un deprezzamento continuato dello Yuan, citando le “ampie riserve Forex” e un “sistema finanziario stabile” come fattori a supporto della stabilità del tasso di cambio.
Calo immediato dei prezzi del petrolio greggio
La mossa cinese ha avuto un effetto immediato sui prezzi del greggio: lo Yuan aumenterà i costi di esportazione e limiterà la domanda di greggio.
Rob Haworth, senior investment strategist per la U.S. Bank Wealth Management di Seattle, che supervisiona 128 miliardi di Dollari in asset, ha dichiarato: “Le notizie dalla Cina aumentano solo preoccupazioni che abbiamo già. Nessuno è entusiasta delle prospettive di crescita della domanda e del fatto che il surplus non stia diminuendo. Probabilmente i prezzi scenderanno sotto i 40$ prima della fine di tutto”.
Al contempo, le riserve di greggio al di fuori dei paesi OPEC continuano ad aumentare, incrementando il surplus di oro nero e aggiungendo ulteriore pressione sui prezzi. Secondo i dati dell’OPEC, a luglio l’Iran ha aumentato la produzione di 32.300 barili portandola a 2,86 milioni al giorno, livello più alto da giugno 2012.
Il greggio WTI per le consegne di settembre ha perso 1,88$ scendendo a 43,08$ a barile sul New York Mercantile Exchange, prezzo più basso toccato da marzo 2009.