Il 21 Dicembre la banca centrale dell’Azerbaigian ha lasciato il controllo del proprio tasso di cambio, spingendo il Manat ad un minimo mai registrato. Il movimento è arrivato a seguito della decisione del paese di abbandonare il tetto contro il Dollaro, con i prezzi del greggio che sono scesi al loro livello più basso in 11 anni.
La notizia dell’improvviso deprezzamento della valuta ha fatto poco scalpore, ma ora il paese si è unito alle fila di altri paesi in via di sviluppo, dal Vietnam alla Nigeria, che in conseguenza alla svalutazione dello Yuan cinese, nel 2015 hanno visto le loro valute indebolirsi. Questo ha portato ad un crollo dei prezzi delle materie prime, dando ulteriori argomenti alla Federal Reserve per aumentare i tassi d’interesse.
L’Azerbaigian è il terzo paese produttore di greggio nell’ex Unione Sovietica, e la banca centrale ha spiegato la propria decisione di lasciar libera la valuta di fluttuare come uno sforzo di dare supporto alle riserve di valuta estera della nazione e migliorarne la competitività, fra “l’intensificarsi degli shock economici esterni”. Il Manat, che è sceso una sola volta negli ultimi 12 anni, ha perso il 32% scendendo ad 1,5375 nel cambio contro il Dollaro.
Quest’anno, la valuta ha perso quasi la metà del proprio valore contro il biglietto verde, la peggior performance fra le valute a livello globale. Le riserve della banca centrale erano di 6,2 miliardi di DOllari a fine Novembre, in ribasso rispetto ai 15 miliardi dello scorso anno.
Il 90% delle esportazioni dell’Azerbaigian è costituito da idrocarburi, e con il collasso del Rublo russo e il crollo del 70% dei prezzi del greggio da Giugno dello scorso anno, l’economia della nazione ora è altamente volatile.
Il servizio di rating di Moody ha previsto che il deficit del budget della nazione aumenterà al 9,2% del prodotto interno lordo, quest’anno, dichiarando che il rapporto fra debito e PIL nel 2015 arriverà ad un “picco” da circa l’11% registrato nel 2014.