Lunedì le borse cinesi sono scese, provocando una battuta d’arresto per il resto della sessione e facendo scendere i mercati Asia-Pacifico. Tutto ciò è accaduto a seguito di sondaggi sul settore manifatturiero molto deboli, che hanno rinnovato le preoccupazioni per la stabilità della ripresa economica del paese e ridotto le speranze che la seconda economia maggiore al mondo abbia aperto il nuovo anno in modo migliore.
Il CSI 300 ha subìto un crollo del 7,02%. Quando quell’indice sale o scende del 7%, si innesca l’ “interruttore” del meccanismo di sospensione, che blocca il trading dei mercati cinesi per il resto della sessione. Lo Shanghai Composite è sceso del 6,85% a 3.296,66 punti, e lo Shenzhen Composite ha perso l’8,1%.
Blocco Vendite in Scadenza
Gli investitori hanno messo da parte le azioni in vista dell’imminente scadenza del blocco della vendita di azioni dei maggiori azionisti delle società quotate, imposto l’estate scorsa durante il crollo del mercato. Le borse sono scese anche in Australia, Giappone, Sud Corea e India. I titoli energetici, ad ogni modo, sono saliti dopo il rimbalzo dei prezzi del petrolio greggio durante le ore di trading asiatico.
Anche lo Hang Seng di Hong Kong è sceso, toccando 21.302 punti (-2,8%).
Secondo Gavin Parry, amministratore delegato di Parry International Trading, ci sono diversi fattori che hanno contribuito alla svendita dei mercati cinesi oltre ai dati manifatturieri che hanno deluso le aspettative. Ha indicato la situazione geopolitica nel Medio Oriente come preoccupante per chi osserva i mercati, con la Cina che detiene forti investimenti nell’industria petrolifera iraniana. Il crescere delle tensioni fra Iran e Arabia Saudita si aggiungerà al quadro della situazione, come anche i commenti duri della Federal Reserve sul ritmo dell’aumento dei tassi d’interesse per l’anno a venire.