Martedì i mercati cinesi hanno avuto alti e bassi, muovendosi in tutte le direzioni e chiudendo poi in un mix di dati, a seguito della brusca svendita della sessione precedente.
In una sessione instabile, lo Shanghai Composite ha chiuso in perdita di 8,55 punti (-0,26%), a 3.287,7 punti, dopo essere saliti dello 0,95% e scesi del 3,2% precedentemente durante la sessione. Il più piccolo Shenzhen Composite ha chiuso a -1,86% (o 39,38 punti) a quota 2.079,77 punti, mentre il CSI300 ha cancellato le perdite per chiudere in rialzo di 9,71 punti, o dello 0,28%, a 3.478,78 punti.
Questo a seguito della sessione di lunedì in cui i titoli cinesi sono scesi dopo che i deboli sondaggi manifatturieri hanno ravvivato le preoccupazioni per il rallentamento economico della nazione.
Svendita causata da diversi fattori
Secondo la Goldman Sachs, la svendita cinese di lunedì è stata causata da diversi fattori, che hanno incluso le preoccupazioni per la liquidità nel breve periodo, la fuga di capitali, l’inasprimento della politica monetaria e l’inefficacia degli stimoli politici.
Prima che iniziasse la sessione, martedì la People's Bank of China ha fissato il cambio Yuan/Dollaro a 6,5169 contro il Dollaro, comparato con i 6,5032 di lunedì, a rappresentare un aumento dello 0,21%.
Altri titoli asiatici sono risultati misti martedì. Lo Hang Seng di Hong Kong ha cancella to le perdite di metà giornata per poi essere scambiato a -0,56%, mentre l’australiano ASX 200 ha chiuso a -1,63% (86,075 punti) a quota 5.184,40 punti, con una performance globalmente negativa in tutti i settori. I settori dell’energia e della salute hanno perso molto, più del 2% ciascuno, mentre quelli finanziari hanno perso l’1,43%.
Angus Nicholson, analista di mercato per Spreadbetter IG, ha dichiarato che “Le preoccupazioni che ha diffuso ieri la Cina, hanno colpito le materie prime piuttosto duramente durante la notte, provocando performance negative sia per i materiali che per i settori dell’energia. Le uniche eccezioni alla regola sono state le azioni minerarie, incorse in un rally sull’acquisto di oro come bene rifugio”.