È previsto per stamattina il rilascio dei dati sulle scorte di petrolio greggio, ma durante la notte i prezzi sono scesi di nuovo, proseguendo con la loro caduta dalla sessione precedente dopo che il maggior esportatore, l’Arabia Saudita, ha tolto ogni speranza di vedere un taglio alla produzione.
Allo stesso tempo, i dati industriali hanno mostrato un ulteriore incremento delle scorte statunitensi di crude oil, e il messaggio dall’Iran è stato più che chiaro: non ha alcun interesse a limitare la produzione dopo le sanzioni che gli sono state applicate. Ha definito “ridicola” la proposta congiunta di russi e sauditi di congelare i livelli di produzione dei principali paesi esportatori. Un portavoce iraniano, Bijan Zanganeh, ha sottolineato l’incremento della produzione da parte di altri paesi a 10 milioni di barili al giorno, e: “…Noi dovremmo congelare la nostra ad 1 milione di barili. Questa è una proposta assurda”.
Taglio Improbabile
Infatti, il ministro saudita per il petrolio Ali Al-Naimi ha dichiarato martedì che: “…Non ci sarà nessun taglio congiunto alla produzione da parte dei paesi esportatori membri e non dell’OPEC, per via del basso numero di paesi disposti ad aderire”, inoltre, Al-Naimi ha dichiarato che il proposto congelamento della produzione ai livelli di gennaio, che comunque erano vicini a massimi record, richiederebbe l’avallamento da parte “di tutti i principali paesi produttori a non produrre barili in eccesso”.
Alle 05:26 GMT i futures sul crude oil statunitense CLc1 venivano scambiati a 31,14$ a barile, a -2,4% rispetto all’ultima chiusura. I futures dell’internazionale Brent LCOc1 perdevano l’1,4% scendendo a 32,80$ a barile. Entrambi hanno perso più del 5% rispetto al giorno prima.
Gli ultimi dati sulle scorte hanno evidenziato che ogni giorno vengono prodotti fra 1 e 2 milioni di barili in eccesso rispetto alla domanda, che si vanno ad accumulare con le scorte già presenti in tutto il mondo. Si attende oggi la statunitense Energy Information Administration per dati più accurati.