Ieri notte i ministri del petrolio hanno chiuso il loro meeting biennale dell’OPEC a Vienna senza alcun chiaro segno di un accordo per un futuro congelamento della produzione di greggio. La sensazione generale avuta dai ministri, tuttavia, è stata che la linea politica di relativo “laissez faire” dell’ultimo anno e mezzo stesse dando segnali positivi.
Il mancato raggiungimento di un accordo su un tetto di produzione riflette i battibecchi fra Arabia Saudita e il proprio mercato rivale, l’Iran, che insiste nell’aumentare la produzione per riguadagnare la quota di mercato persa durante gli anni delle sanzioni, che sono state eliminate a gennaio.
La compostezza dell’Arabia Saudita è stata vista come un passo in avanti, e ha mantenuto i prezzi del petrolio greggio stabili a 50$ a barile durante la mattinata di venerdì.
Secondo la banca ANZ: "Il fatto che l’Arabia Saudita abbia promosso fortemente un nuovo tetto più alto manda un messaggio importante, che non aprirà i rubinetti inondando i mercati. Nel complesso, questo dovrebbe rivelarsi positivo per i prezzi del greggio. Se lo sommiamo al crescente caos mondiale e alla continua diminuzione della produzione statunitense, vediamo che i prezzi del greggio dei prossimi sei mesi saliranno”.
Calo Produzione Statunitense
I dati più recenti mostrano che negli Stati Uniti la produzione di petrolio greggio è drasticamente scesa dallo scorso anno, nonostante la velocità sia diminuita. La produzione interna ha superato il mezzo milione di barili al giorno, meno rispetto allo scorso anno, a poco più di 9,1 milioni di bpd.
Inoltre, gli analisti vedono segni che indicano che il settore dell’olio di scisto precedentemente in espansione negli Stati Uniti, subirà un’ulteriore contrazione. Finora, quest’anno, hanno presentato istanza per la protezione dalla bancarotta più compagnie di olio di scisto che in tutto il 2015.
Ad ogni modo, sicuramente vedremo quantità maggiori di greggio in arrivo dall’Iran nei mesi a venire, dato che continua a trarsi fuori da qualsiasi sforzo per limitare la propria produzione, nonostante le richieste dell’OPEC. Il Ministro del petrolio iraniano ha dichiarato ieri che a partire dall’accordo stipulato con le potenze occidentali a gennaio, la produzione è risalita quasi a 4 milioni di barili al giorno, livello che prevaleva prima dell’applicazione delle sanzioni relative al nucleare, nel 2012.