Ieri il Presidente Donald Trump ha firmato ordini esecutivi per sbloccare nuovi e controversi oleodotti fra Canada e USA, a condizione che i materiali di produzione (o almeno l’acciaio) siano “made in America”. Questo segue la scia del meeting di grande successo con i leader dei sindacati. Il risultato è stato un’ondata di fiducia del mercato sulle prospettive di crescita, che hanno portato l’indice chiave S&P500 a toccare nuovi massimi su tutti i tempi. Anche il Dollaro ha ricevuto una spinta dopo diversi giorni consecutivi di calo, sebbene non tanto come il mercato.
Ora l’attenzione si rivolgerà al grande giorno per la “sicurezza nazionale” di Trump, nel quale si prevede firmerà ordini esecutivi per “controlli estremi” sugli arrivi da sette paesi del Medio Oriente e Africa, e porrà fine alle “città santuario”, nelle quali alcune autorità locali all’interno degli Stati Uniti si rifiutano di collaborare con le forze federali per far rispettare la legge sull’immigrazione. Si prevede anche che annuncerà l’inizio di un programma di costruzione per rafforzare i confini statunitensi con il Messico. Sebbene queste non siano misure che ci si può aspettare abbiano un impatto diretto sul sentimento di mercato, sta crescendo l’impressione che ora l’America abbia alla guida un Presidente determinato a mettere in pratica le promesse fatte in campagna elettorale, in modo rapido e forte come non si è visto per anni.
Calo Inflazione Australiana
L’altra notizia importante oggi nel mercato Forex è stato il rilascio dei dati australiani sull’inflazione, più bassi del previsto. Il dato è arrivato ad un aumento dello 0,5%, invece dell’aumento dello 0,7% previsto, e questo ha fatto scendere leggermente l’Aussie. Le sorti del Dollaro australiano non sono state favorite nemmeno dal rifiuto del Giappone di continuare a negoziare il trattato sul Partenariato Trans-Pacifico dopo il ritiro degli Stati Uniti, cosa sulla quale gli australiani puntavano molto.