Martedì mattina il Dollaro ha perso parte degli ultimi profitti e i titoli asiatici sono scesi, a causa delle tensioni fra USA e Corea del Nord che continueranno ad aumentare dopo il fallimento del lancio missilistico di domenica. Martedì i traders erano tesi anche in vista di un dialogo economico fra Stati Uniti e Giappone.
Lunedì il Dollaro ha toccato un minimo si cinque mesi a quota 108,130, e martedì mattina veniva scambiato a 109,040 grazie alle speranze che Washington possa agire severamente contro il commercio giapponese, dal momento che il Presidente Trump ha dichiarato apertamente di ritenere che il Giappone sta manipolando la propria valuta. Si pensa che anche un Dollaro più forte stia influenzando le esportazioni, con gli scambi commerciali americani che dipendono principalmente dalla debolezza del Dollaro per incoraggiare la crescita commerciale. La promessa elettorale di Trump di riallineare gli squilibri commerciali sta facendo domandare ai traders de il Presidente metterà in atto la linea dura di cui parlava in campagna elettorale.
L’indice del Dollaro è stato relativamente piatto martedì mattina, scambiato a 100,290. L’Euro è salito leggermente, scambiato a 1,0652$ dopo lo scarso volume di trading di lunedì dovuto alla chiusura della maggior parte dei mercati europei per le festività di Pasqua.
Timori Produzione USA, Prezzi Greggio Scendono
Martedì mattina i prezzi del petrolio greggio sono scesi dopo che i rapporti sulla produzione statunitense hanno mostrato che questa continuerà a salire nel prossimo futuro. I futures del Brent hanno perso 9 centesimi per essere scambiati a 55,27$ a barile. Anche quelli del greggio WTI sono scesi di 9 centesimi, per essere scambiati a 52,56$ a barile. I dati di lunedì prevedono che gli USA a maggio registreranno il maggior aumento di produzione mensile di olio di scisto degli ultimi due anni, con un aumento di 123.000 barili al giorno. Anche l’OPEC si riunirà a maggio per decidere se continuare con i tagli alla produzione e per valutare altre modalità di risposta ai continui aumenti di produzione degli Stati Uniti, che ora sono il terzo paese al mondo per produzione di petrolio.