I mercati asiatici sono saliti in linea di massima giovedì mattina, seguendo le prestazioni di Wall Street e rispondendo specialmente all’annuncio della Federal Reserve di mercoledì dopo il meeting politico di due giorni. Come previsto, la FED ha lasciato i tassi d’interesse stabili e ha dato indizi sulla futura politica in materia di inflazione, mentre prevede d’iniziare la liquidazione delle sue partecipazioni di bond “relativamente presto”, dando l’impressione agli analisti che lancerà il programma a settembre. Questo inasprimento fiscale potrebbe effettivamente ridurre il bisogno di ulteriori aumenti di tassi nel prossimo futuro.
L’indice azionistico principale fuori dal Giappone MSCI è salito dello 0.5% nel trading odierno a livelli non raggiunti da gennaio 2008. L’indice è salito dei circa il 5% solo questo mese. Il Kospi sudcoreano è salito dello 0.6% e l’australiano ASX 200 ha guadagnato lo 0.2%. Il giapponese Nikkei 225 che ha iniziato la giornata piatto, ha guadagnato lo 0.12% alle 10:29 a.m. HK/SIN.
L’altro lato della moneta
Mentre gli indici sono saliti durante la sessione asiatica di giovedì, i prezzi del crude oil hanno segnato la loro terza vincita consecutiva, ma oscillano ancora vicino ai massimi su 8 settimane. I futures del crude oil Brent sono scesi dello 0.26% a 50.84$ per barile ed i futures dell ‘U.S. WTI sono scesi dello 0.27 percento a 48.62$ per barile.
Anche il Dollaro ha continuato a faticare giovedì mattina, scambiando al ribasso contro la maggior parte dei suoi partners principali di trading. L’euro è rimasto vicino a massimi su 23 mesi, negoziando a 1.174$. Il Dollaro si è allentato anche contro lo Yen, scendendo dello 0.19% a 110.94. Il biglietto verde è sceso anche contro Dollaro canadese, Sterlina inglese e Dollaro australiano. L’indice del Dollaro era a 93.44, una perdita del 10% dopo aver colpito un massimo su 14 anni in precedenza a gennaio 2017. L’oro spot è salito grazie al Dollaro debole, scambiando vicino a massimi su 6 mesi ed il rame ha colpito massimi su 26 mesi.