L’indice S&P 500, nel quale figurano le 500 società statunitensi quotate pubblicamente e con tetto più alto, ieri ha toccato un nuovo massimo record e oggi sta continuando a salire. Mentre i titoli statunitensi hanno registrato nuovi massimi record per qualche tempo, il mercato americano è stato seguito da quello giapponese, con l’indice di riferimento Nikkei 225 che ha toccato il suo livello più alto in oltre 25 anni. Gli analisti tendono ad attribuire la continuazione di un solido mercato rialzista ai macrofattori sottostanti, piuttosto che a specifiche iniziative politiche avanzate del Congresso o della Casa Bianca, sebbene le prospettive di tagli importanti alle imposte federali e sui redditi d’impresa stanno probabilmente andando a favore dell’aumento.
Il petrolio greggio sta salendo per essere scambiato livelli che non si toccavano da oltre due anni, con il WTI che viene scambiato a oltre 57$ a barile. La rottura rialzista dell’area 55$ è stata dovuta ad una convergenza di eventi in Arabia Saudita, uno dei maggiori paesi produttori. Negli ultimi giorni abbiamo visto un’ondata senza precedenza di arresti di figure importanti, inclusi membri della famiglia reale, sulle accuse di corruzione, e un attacco con missile balistico su Riyadh del quale è accusato l’Iran, e le dimissioni del primo ministro libanese mentre si trovava su suolo saudita. Il filo comune dietro a questa storia sembra essere l’emergenza del principe erede al trono di seguire un piano di modernizzazione, così come una maggior disponibilità al confronto con l’Iran, sia in Yemen, nel Golfo, o in Libano. Uno degli arresti più importanti è stato quello di un principe saudita con legami con la famiglia Clinton e importante investitore in società americane importanti. L’effetto complessivo è stato un aumento del premio per il rischio su investimenti sauditi per investitori stranieri, ma l’aumento del prezzo del greggio sarà di certo il risultato con maggior impatto globale.