Martedì pomeriggio i prezzi del greggio sono scesi, con gli investitori che temono che continui aumenti nella produzione statunitense vanificheranno gli sforzi dell’OPEC per far salire i prezzi. Alle 14:44 ora di HK/SIN il Brent aveva perso lo 0,32% scendendo a 62,96$ a barile, mentre i futures del WTI statunitense venivano scambiati a 56,63$ (-0,23%). L’inversione di prezzo è arrivata dopo che entrambe le tipologie di greggio di riferimento hanno toccato massimi del 2015 la scorsa settimana.
Lunedì il governo statunitense ha annunciato che a partire da dicembre verrà incrementata la produzione di olio di scisto per il dodicesimo mese consecutivo, aggiungendo 80.000 barili al giorno, una mossa che potrebbe far scendere i prezzo al di sotto dei 60$ a barile. Finora, nel 2017 il prezzo medio del Brent è stato di 54,5$ a barile.
Anche la raffinazione cinese è arrivata vicina a massimi record, come ha annunciato martedì l’ufficio statistiche del paese, con le operazioni di ottobre che riflettono un aumento del 7,4% arrivando a 11,89 milioni di barili al giorno.
L’OPEC ha aumentato le prospettive della domanda per il 2018, dicendo che il mondo avrà bisogno di 33,42 milioni di barili di greggio OPEC al giorno. Questo prevede 360.000 barili giornalieri in più rispetto alle previsioni originarie dell’organizzazione. Tuttavia, la International Energy Agency ha dichiarato martedì che la domanda di petrolio greggio dovrà fronteggiare la sfida del flusso dei veicoli elettrici che sta dilagando nel mercato, e che si prevede porterà dai 50 milioni di veicoli elettrici su strada nel 2025 a 300 milioni entro il 2040. Nonostante le previsioni, la IEA prevede ancora che i prezzi del greggio sorvoleranno gli 83$ a barile nei prossimi 5-10 anni.