Di: DailyForex
Ieri, la decisione del FOMC di aumentare il tasso di interesse negli Stati Uniti dallo 0,25% all'1,50% era attesa da lungo tempo dal mercato e non è stata una grande sorpresa, ma le ore seguenti hanno visto un aumento reattivo della Cina, anche se di soli cinque punti base. Le indicazioni dal FOMC prevedono un ritmo leggermente più rapido di crescita economica a partire dal prossimo anno, con un aumento del PIL del 2,5%, anziché del 2,1%, per il 2017 e il 2018, e implica un'ulteriore anticipazione per altri tre rialzi dei tassi nel 2018, sostanzialmente in linea con aspettative. La principale area di preoccupazione riguardava il tasso di inflazione che in apparenza sembrava ostinatamente basso, sebbene Janet Yellen abbia suggerito che si tratta di un'anomalia temporanea. Il FOMC ha anche lasciato intendere che l'economia è molto vicina alla piena occupazione.
La reazione del mercato all'uscita del FOMC è stata in gran parte attenuata. I mercati azionari statunitensi sono aumentati leggermente durante il giorno, ma dopo la pubblicazione sono rimasti sostanzialmente piatti e hanno continuato in questo modalità. Il dollaro americano ha subìto un impatto moderato, scendendo contro le altre tre principali valute mondiali e contro metalli preziosi come l'oro. Quasi dodici ore dopo il rialzo dei tassi, l'oro ha guadagnato lo 0,80% contro il biglietto verde, lo yen giapponese ha guadagnalto lo 0,51%, la sterlina britannica lo 0,48% e l'euro ha visto un aumento dello 0,42%. Il petrolio greggio WTI è sceso dell'1,56%, mentre le scorte e il bitcoin sono rimasti sostanzialmente invariati.
Il moderato rialzo dei tassi in Cina ha leggermente riportato indietro le azioni cinesi, ma non ha avuto alcun effetto più ampio: il dollaro australiano ha continuato la recente ripresa degli ultimi giorni durante il trading asiatico.
Al Congresso degli Stati Uniti, i leader repubblicani affermano di essere più vicini a garantire un accordo che consenta il rapido passaggio di un pacchetto fiscale riformato, suggerendo una probabile riduzione dell'aliquota dell'imposta sulle società dal 35% al 21%, mentre il tasso dell’imposta sul reddito federale individuale cambierebbe a malapena.