L'euro si è avvicinato ai massimi di tre anni martedì, sostenuto dal costante ottimismo sulla potenziale politica della BCE, che potrebbe ridurre l'attuale politica di stimolo della banca. L'euro ha guadagnato un modesto 0,01 percento rispetto al dollaro a 1,2262$ alle 13:44 HK/SIN, e ha anche guadagnato contro i suoi altri principali partner commerciali tra cui la sterlina inglese, lo yen e il franco svizzero. Lunedì, il commissario europeo della Banca Centrale, Ardo Hansson, ha commentato che se l'economia e l'inflazione continuano a svilupparsi come previsto, il programma di acquisto di obbligazioni della BCE potrebbe terminare tutto in una volta, forse già a settembre. L'euro è stato anche sostenuto da dati che confermano che la zona euro ha registrato il suo più alto surplus commerciale in otto mesi, segno che la moneta unica sta gestendo la propria forza in modo sano.
Il dollaro ha continuato la sua fiacca martedì, in ribasso contro la sterlina e il dollaro canadese, ma riuscendo a ricavare modesti guadagni rispetto allo yen, per scambiare a 110,90. Come riportato da Marketwatch, l'indice del dollaro è salito dello 0,05% a 90,50 nel primo pomeriggio in Asia.
Movimenti delle Materie Prime
I futures del greggio Brent hanno oscillato intorno al valore di 70$ martedì dopo aver toccato un massimo di 70,37$ al barile lunedì, un massimo non raggiunto da dicembre 2014. I futures del crude oil statunitense WTI sono saliti dello 0,33% a 64,51 dollari al barile. La casa di investimento Bank of America Merrill Lynch ha annunciato di aver aggiornato i suoi bilanci di domanda/offerta in modo da rispecchiare la rapida stretta del mercato petrolifero globale, causata dai tagli di produzione dell'OPEC e dai tagli dovuti alle condizioni climatiche. Come riportato da Reuters, anche Morgan Stanley ha previsto un deficit nel 2018, con un prezzo previsto di 75$ al barile nel terzo trimestre del 2018. I prezzi del petrolio sono stati sostenuti anche da un dollaro debole negli ultimi giorni. Gli scettici, tuttavia, sono preoccupati che i prezzi si invertano, citando l'aumento dei piani di produzione di Trump come fattore primario per l’abbassamento dei prezzi. Tuttavia, invece di colpire i 10 milioni di barili al giorno a gennaio, come previsto in precedenza, gli Stati Uniti hanno tagliato la produzione a 9,5 milioni di barili, supportando prezzi più rigidi, almeno per il momento.