I prezzi del petrolio hanno iniziato la settimana in calo durante la sessione asiatica di lunedì, mentre continuano i timori degli investitori per l'aumento della produzione negli Stati Uniti, che porterebbe a un nuovo eccesso di offerta. I trivellatori statunitensi hanno aggiunto quattro piattaforme petrolifere la scorsa settimana per portare il conto totale a 800, come ha mostrato venerdì il rapporto settimanale di Baker Hughes. La produzione di petrolio greggio negli Stati Uniti è aumentata di oltre il venti percento rispetto a metà 2016 e gli Stati Uniti ora producono più dell'Arabia Saudita, che era il primo esportatore. La Russia è attualmente il maggiore esportatore mondiale, anche se quest'anno gli Stati Uniti dovrebbero superare le esportazioni russe.
Alle 14:05 (HK/SIN) i future del WTI statunitense sono scesi dello 0,43% a 62,07$ al barile. I future sul petrolio Brent sono scesi dello 0,41%, o 27 centesimi al barile, a 65,94$ al barile. Un fattore che modera i mercati è la crisi economica in Venezuela che ha costretto il paese a ridurre drasticamente la produzione, una mossa che potrebbe essere dannosa per l'economia del paese, ma che può potenzialmente contribuire a mantenere sotto controllo la minaccia di eccesso di offerta globale.
Tutti gli occhi puntati sulla FED
Nel primo pomeriggio di lunedì, i mercati asiatici erano misti, con gli investitori in attesa dell'incontro del Federal Open Market Committee (FOMC) alla fine di questa settimana. Le previsioni chiamano ampiamente per un rialzo dei tassi di interesse da parte della Fed durante la prossima riunione e si attendono anche alcuni spunti sui suoi piani per ulteriori aumenti dei tassi durante l'anno. Tutti i 104 analisti intervistati da Reuters prevedono un rialzo dei tassi tra l'1,5% e l'1,75% mercoledì, anche se ci sono opinioni divergenti sul fatto che la Fed confermi il suo piano per tre rialzi dei tassi quest'anno o ne aggiunga un quarto.
Lo yen si è rafforzato nei confronti del dollaro, con il dollaro che scende dello 0,26% per scambiare a 105,72 yen. Il dollaro si è leggermente stabilizzato nei confronti dell'euro, scambiato a 1,2261$. Il biglietto verde era anche più alto rispetto al dollaro canadese e al franco svizzero.