Martedì, gli indici di Wall Street hanno visto il loro più forte calo giornaliero in un mese, mentre i trader hanno espresso preoccupazione per le turbolenze politiche dell'Italia, ritirandosi dal mercato. A essere colpito, è stato particolarmente il settore bancario, con JP Morgan Chase che ha ceduto il 4,3% e Morgan Stanley che ha perso il 5,8%.Anche il settore energetico ha faticato martedì, mentre le aspettative di una riduzione dei tagli di produzione da parte dell'OPEC hanno continuato a spingere i prezzi del petrolio.
Le azioni asiatiche hanno continuato la tendenza al ribasso mercoledì, con il Kospi sudcoreano a guidare il declino. Alle 14:01 (HK/SIN) l'indice era in calo del 2,21%. Lo Shanghai Composite ha perso l'1,53%, il Nikkei 225 ha perso l'1,60% e l'indice Hang Seng di Hong Kong è sceso dell'1,64%.
Sebbene non vi sia alcuna correlazione diretta tra lo S&P 500 e la politica italiana, il tumulto in Italia ricorda solo ai trader che esiste una stretta connessione tra politica ed economia, e che l'equilibrio può inclinarsi in qualsiasi momento.
L'Italia non è riuscita a costruire una coalizione da marzo e i partiti anti-sistema stanno guadagnando popolarità e scatenando il caos sull'euro. Mercoledì, a metà pomeriggio, la moneta unica è stata scambiata a 1,156$. Anche il dollaro ha lottato dopo che Washington ha annunciato martedì che continuerà a spingere verso le restrizioni commerciali contro la Cina. L'annuncio ha suscitato una dura risposta dei media cinesi nei confronti degli Stati Uniti. Il dollaro era scambiato in ribasso contro lo yen a 108,78. Il biglietto verde ha inoltre continuato il suo declino contro la maggior parte degli altri suoi partner commerciali, tra cui il franco svizzero, il dollaro canadese e il dollaro australiano.