Il centro studi di Confindustria ha elaborato delle previsioni sulle conseguenze del coronavirus nell’economia italiana. L’elaborato considera deficit, debito pubblico, tasso di disoccupazione e PIL.
“Mai nella storia ci siamo trovati di fronte a una crisi sanitaria, sociale ed economica di questa portata”, afferma il documento pubblicato martedì 31 marzo.
Confindustria parla di “un’economia italiana colpita al cuore”. Entro la fine del 2020, i consumi delle famiglie diminuiranno del 6,8%, le esportazioni del 5,1%. “Il Covid-19 sabota il PIL”, è la previsione del centro studi della Confederazione Generale dell’Industria Italiana, secondo cui la caduta del prodotto interno lordo per la prima metà del 2020 “sarà enorme” con una diminuzione cumulativa nei primi due trimestri di circa il 10%. Supponendo che “andando oltre la fase acuta dell’emergenza sanitaria alla fine di maggio, la stima è del -6% per il 2020”. Per il 2021, Confindustria prevede una “ripresa parziale” con un rimbalzo del + 3,5%.
La cessazione delle attività produttive potrebbe costare settimanalmente lo 0,75% del PIL
Inoltre, secondo il calcolo del centro studi di Confindustria, ogni settimana di cessazione delle attività produttive a causa dell'emergenza di coronavirus, potrebbe costare lo 0,75% del PIL italiano.
Le cifre sono spietate: secondo il centro di ricerca, il debito rappresenterà il 5% del PIL nel 2020, mentre il debito pubblico dovrebbe salire al 147%. Nel 2021, il disavanzo migliorerà, anche se si prevede rimanga al di sopra del 3% (3,2%) mentre il debito pubblico raggiungerà il 144,3% del PIL.
Secondo Confindustria, “i settori identificati come essenziali, vale a dire quelli che possono proseguire la loro attività durante l’emergenza del coronavirus, generano il 60% del valore aggiunto e della produzione nazionale”. Questi settori “danno lavoro a circa il 70% della forza lavoro e coinvolgono il 44% delle imprese”.
I settori più colpiti saranno quello dell’edilizia, dei trasporti e del turismo, afferma Confindustria. Quest’ultimo rappresentava il 6% del valore aggiunto e dell’occupazione italiana.
Ultimo dato, nel 2020 il tasso di disoccupazione salirà all’11,2% prima di scendere al di sotto del 10% nel 2021 (al 9,6%).