“Stiamo tornando!”. Sul suo account Instagram, la famosa gelateria romana Giolitti ha annunciato martedì una ripresa delle consegne, esprimendo il desiderio di molti di trovare una parvenza di normalità, anche parziale.
I media in questi ultimi giorni non fanno altro che parlare di quali attività verranno autorizzate per prime a riaprire i battenti. Queste speculazioni hanno spinto il governo a ricordare questo fine settimana “che non sono previsti cambiamenti” rispetto alle misure in vigore fino al 3 maggio compreso.
Ma anche i ministri sollevano l’argomento: “dobbiamo dare ai cittadini maggiore libertà di movimento”, ha dichiarato il Vice Ministro della Sanità Pierpaolo Sileri.
Con l’economia ferma e i cittadini rinchiusi in casa, in Italia si discute di porre fine al confinamento, tra l’impazienza di ripartire e la paura di una seconda ondata di pandemia.
L’Italia è stata la prima nazione colpita in Europa; il paese deplora oltre 23.600 decessi registrati ufficialmente (433 nuovi decessi nelle ultime 24 ore), ma dopo diverse settimane di contenimento iniziate il 9 marzo, sta emergendo dalla fase acuta della nuova pandemia di coronavirus.
Un’economia sofferente
Vi sono forti pressioni per far ripartire la terza economia europea che si trova in tremenda agonia.
Secondo uno studio pubblicato sabato da Confindustria, quasi tutte le aziende italiane (il 97,2%) hanno sofferto a causa della pandemia, quasi la metà in modo “molto serio”; il loro fatturato è diminuito di un terzo rispetto a marzo 2019 (32,6%).
Lunedì, la maison del lusso Gucci ha riaperto il suo centro di ricerca vicino a Firenze, con un numero limitato di dipendenti. Fincantieri sta riaprendo “molto gradualmente” tutti i suoi cantieri navali, inizialmente con un massimo del 10% di dipendenti, la cui temperatura verrà rilevata all’ingresso.
Secondo il quotidiano La Repubblica, metà dei 23 milioni di dipendenti e lavoratori autonomi dovrà essere aiutata dallo Stato, una percentuale soggetta ad aumento.
“Nel pieno rispetto dei protocolli sanitari (...), dobbiamo guardare avanti. La parola d’ordine è ripartire”, ha dichiarato Marco Marsilio, governatore dell’Abruzzo.
Dall’inizio nemico del contenimento, l’ex primo ministro Matteo Renzi ha persino chiesto la riapertura delle scuole, secondo lui una condizione necessaria alla ripresa economica, mentre il governo sembra optare per un’apertura a settembre.
Su Facebook, il capo del governo Giuseppe Conte ha insistito sull’importanza di un programma “ben articolato, che concili protezione alla salute ed esigenze della produzione” per una ripresa “che tenga sotto controllo la curva epidemiologica e la capacità di reazione delle nostre strutture ospedaliere”.
Se gran parte di questa prima ondata di pandemia sembra essere passata, “la vera domanda è il ritorno del virus in autunno”, avverte Luca Zaia, governatore del Veneto.
“Vivere con il virus significa dover riconsiderare le giornate. Nessuna ora di punta in tutte le fasi della vita quotidiana. Dobbiamo dimenticare le strade affollate e il trasporto pubblico”, esorta il capo dell’Istituto Superiore di Salute, Silvio Brusaferro.
Divergenze tra nord e sud
Questo ritmo di ripresa sta causando divergenze tra il Nord, il motore economico del paese molto colpito dalla malattia, e il Sud, povero e relativamente risparmiato dal Covid-19, il cui sistema sanitario sembra però mal equipaggiato per affrontare un possibile rimbalzo della pandemia.
Lombardia e Veneto vogliono riaprire rapidamente? “Forse sono più ottimisti di noi. Qui faremo le cose per gradi, non possiamo correre rischi”, avverte il presidente della Calabria Jole Santelli.
Dalla controparte campana, Vincenzo de Luca spera che una volta revocato il contenimento, rimanga proibito il movimento da una regione all’altra e che i visitatori del Nord possano essere messi in quarantena.
Nella sua strategia per prevenire una rinascita della pandemia, l’Italia ha aumentato il tasso dei test della saliva (tra 50.000 e 60.000 al giorno) e la Lombardia intende iniziare questa settimana test sierologici sul personale medico nelle città più colpite.
In alcune regioni verrà testata l’app di tracciamento Immuni, che secondo le autorità sarà utilizzabile ovunque solo nella seconda metà di maggio.