I rapporti manifatturieri dall’Asia rilasciati oggi mostrano che il PMI dalla Cina che dal Giappone è sceso.
La Cina ha mostrato il crollo più veloce in tre anni del nuovo lavoro totale, e il tasso più basso delle condizioni operative dei produttori cinesi da Marzo 2009. I numeri sono stati parzialmente guidati da un forte calo delle esportazioni, spingendo le aziende a tagliare la produzione e a ridurre l’attività di acquisto. La riduzione delle vendite ha portato ad un aumento dello stoccaggio della merce, con bruschi crolli dei costi di produzione sia a livello di input che di output.
La crescita del settore manifatturiero giapponese è rallentata a Settembre, con la produzione che è salita solo leggermente, toccando il tasso più debole in cinque mesi di espansione. Al contempo, i nuovi ordini di esportazione sono scesi al livello più basso in più di due anni e mezzo, facendo scendere l’occupazione e l’attività di acquisto. I costi di input sono saliti marginalmente, mentre quelli di output sono diminuiti.
Giappone si muove con passo regolare
L’ampio indice manifatturiero per il trimestre di Settembre è risultato ad un positivo 12. Negli ultimi tre mesi, l’ampio indice chiave manifatturiero è risultato a 15 (livello più alto da Marzo 2014).
La Bank of Japan ha accolto favorevolmente I numeri, ma i grandi produttori giapponesi non sono ottimisti.
Secondo l’economista giapponese di HSBC Izumi Devalier, "La BOJ dovrebbe essere piuttosto felice di questi risultati. Il peggioramento della fiducia delle imprese era pienamente previsto, e la BOJ sembra aver cancellato produzione ed esportazione degli investitori, o almeno a breve termine, dunque non è una gran sorpresa”.
Wall Street ha reagito positivamente alle relazioni economiche dall’Asia, con il Nasdaq Composite in testa con un rialzo del 2,3%, mentre il Dow Jones Industrial Average e lo S&P 500 hanno chiuso rispettivamente all’1,5 e 1,9%.