Martedì le borse asiatiche si sono mosse in territorio positivo lasciandosi alle spalle le perdite precedenti, con i titoli cinesi che sono saliti il giorno dopo aver registrato la peggior perdita in un mese, e i prezzi del greggio hanno ripreso un po’ di terreno. I mercati di Giappone e Sud Corea hanno cancellato le perdite della mattina e il mercato australiano ha guadagnato più dell’1%.
Secondo Angus Nicholson, analista di mercato per IG, "I mercati asiatici hanno guardato oltre l’oscillamento dei prezzi e i dati cinesi di ieri per spingere i prezzi in territorio positivo. Ad ogni modo i volumi di trading sono estremamente ridotti in tutta la regione, più bassi persino della settimana di trading di Natale, dunque è difficile leggervi di più. Il problema principale sui mercati oggi è arrivato dai settori dei materiali e dell’energia”.
MSCI, leggero rialzo
L’indice MSCI Asia-Pacific, che raccoglie le principali borse asiatiche al di fuori del Giappone, è salito dello 0,1% rimanendo sulla strada giusta per segnare una perdita annuale del 12% per il 2015, durante un anno in cui ad Aprile aveva toccato un picco su sette anni.
L’indice blue-chip cinese CSI300 ha segnato un +0,7%, mentre lo Shanghai Composite +0,5%, con la banca centrale che ha votato per mantenere una ragionevole crescita del credito e mantenere stabile lo Yuan.
I titoli energetici sono prevalentemente scesi in tutta l’Asia, con l’australiana Oil Search che ha chiuso a -0,6%, e i giapponesi Inpex e Japan Petroleum hanno chiuso rispettivamente a -0,81% e +1,73%. I futures del crude oil statunitensi per le consegne di febbraio sono risultati piatti a quota 36,84$ a barile, a seguito di un calo del 3,4% durante la notte. I futures del Brent, scambiato internazionalmente, si sono aggirati intorno ad un minimo su 11 anni, a 36,67$ a barile.