L’Euro ha oscillato fortemente giovedì nella sessione di negoziazione, sulla scia della decisione sui tassi di interesse della BCE e forse ancora più importante, a seguito della successiva conferenza stampa della BCE. Christine Largarde ha suggerito che l’inflazione non è ancora vicina ai livelli prefissati dalla banca, mettendo così in difficoltà l’euro. Dall’altra parte dell’Atlantico, durante la sessione sono emersi disastrosi dati sull’indice dei prezzi alla produzione, mentre anche le richieste di disoccupazione non sono riuscite a raggiungere l’obiettivo. Tutto considerato, ci saranno molte oscillazioni avanti e indietro in questo scenario, per cui dobbiamo prestare attenzione all’analisi tecnica.
La media mobile esponenziale a 200 giorni offre attualmente resistenza e abbiamo visto il mercato ritirarsi da quei livelli. Vedo anche una resistenza significativa alla soglia degli 1,12 e la linea di tendenza al ribasso appena sopra formare parte del canale discendente. Nel complesso, questo mercato continuerà a vedere molta instabilità, ma resta in una tendenza al ribasso a lungo termine, per questi motivi rivisiteremo probabilmente il sottostante livello degli 1,10. Un calo al di sotto di questo livello di prezzo lo porterà in direzione degli 1,09, e quindi probabilmente al livello degli 1,0750, cioè la scena di un gap che deve ancora essere colmato.
Come già detto, l’EUR/USD dovrebbe continuare ad essere molto instabile, ma è tipico per questa coppia. Il livello superiore degli 1,12 funge da resistenza significativa, per cui superando questa e la linea di tendenza al ribasso, il mercato potrebbe iniziare una tendenza rialzista. Non la vedo come una probabilità reale, ma anche in tal caso, è difficile immaginare l’euro in rialzo oltre gli 1,15 a causa delle azioni della banca centrale. Come conseguenza della tendenza al ribasso, meglio dunque scambiare il mercato nei grafici a breve termine, in quanto l’atteggiamento generale dell’euro continua ad essere caratterizzato da prestazioni scarse. Il dollaro USA oscilla un po’ ovunque, ma con tutti i possibili shock a livello mondiale, logicamente il mercato obbligazionario americano vedrà arrivare un afflusso di denaro che ovviamente rafforzerà il dollaro statunitense per la minor propensione al rischio degli investitori.