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Ritorno della crescita nei mercati finanziari

I titoli a più alto rischio, che comprendono i mercati azionari, hanno chiuso in positivo la settimana.  I mercati azionari erano chiusi venerdì sia negli USA che in Europa per la festività del Venerdì Santo.  L’indice S&P 500 ha registrato un incremento settimanale pari a 11,5 punti ossia dell’1% arrivando a 1178 punti.

Ritorna la crescita

La questione della crescita a livello globale è tornata in primo piano sui mercati, dal momento che i dati del settore manifatturiero hanno conquistato l’attenzione delle principali notizie economiche.  Gli Indici PMI sono stati resi noti in diversi paesi e hanno tutti mostrato solidi risultati a conferma della continua crescita che sta caratterizzando il settore.  L’indice PMI cinese è salito ad un tasso annuo destagionalizzato pari a 55,1 a marzo dal 52 registrato nel mese precedente, secondo i dati rilasciati dal Gruppo Li & Fung di Hong Kong. In Europa, l’indice PMI è salito a 56,6 da 54,2, con forti incrementi nella produzione, nuovi ordinativi ed esportazioni.  Il dato sulle esportazioni ha toccato il livello massimo degli ultimi 10 anni.   L’indice PMI svizzero ha toccato il massimo degli ultimi 3 anni a 65,5 dai 57,4 con i dati sulla produzione e i nuovi ordinativi particolarmente buoni.   Migliori delle attese anche i dati provenienti dal Regno Unito  con un risultato pari a 57,2 contro un 56,8 stimato.  Negli USA, l’indice ISM ha registrato un forte incremento a marzo, salendo a 59,6 dal 56,5 del mese precedente. A mostrare la più forte espansione sono stati i prezzi e le scorte, mentre l’indice sull’occupazione è risultato in regresso.  La forte crescita generale registrata nel settore manifatturiero ha convinto molti sulla improbabilità di un’onda recessiva del tipo “double dip”.  Tra tutti i principali paesi che hanno pubblicato gli indici PMI, l’unico che ha mostrato una contrazione è stata la Grecia, il cui PMI è sceso di 1,3 punti a 44.

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Il Giappone non riesce ancora ad entusiasmare

I dati giapponesi sono stati piuttosto deludenti questa settimana.   La produzione industriale a febbraio è diminuita quasi due volte, così come si aspettava il mercato. La flessione dello 0,9% è stato il primo calo dell’anno.  Fattori attenuanti sono stati l’incremento del 2,7% registrato a gennaio e il Capodanno Lunare.  L’inatteso calo dello 0,5% nella spesa generale delle famiglie sta preoccupando il mercato poiché denota una flessione della domanda da parte dei consumatori.   Le stime parlavano di un incremento maggiore dell’1%. Gli aumenti nei salari, che potevano incrementare la spesa, non sono stati sufficienti a stimolare l’economia, nonostante la migliorata situazione nelle esportazioni e nella redditività delle aziende.  I salari (compresi i bonus e gli straordinari) sono diminuiti dello 0,6% su base annua a febbraio, il ventunesimo risultato negativo mensile consecutivo.  A gennaio i salari erano dello 0,2% sotto i livelli di un anno fa.  Il rapporto Tankan giapponese condotto su 11.500 aziende ha mostrato una attenuazione del pessimismo in linea con le attese e questo dato rappresenta il quarto incremento trimestrale.  Il risultato di -14 relativo alle grandi aziende manifatturiere è risultato in linea con le aspettative.  Ci si attende che le spese in conto capitale diminuiscano dello 0,4%.  Questo rappresenta un incremento significativo rispetto al dato di dicembre pari -13,8.  Inoltre, le grandi aziende manifatturiere si aspettano che il cambio dollaro-yen si attesti quest’anno intorno a 91.   In generale, con un livello di disoccupazione al minimo da 10 mesi (4,9%) e il “Job to Applicant ratio”, ovvero il rapporto tra posti di lavoro assegnati e richieste totali,in aumento, l’economia giapponese sta godendo di un fase di fragile ripresa.   Dopo il breakout avvenuto nel corso della settimana scorsa sul cross USD/JPY ( sul grafico settimanale - una trend line che ritorna ad aprile 2009), la coppia ha continuato a muoversi al rialzo e sta per testare il prossimo livello di resistenza a 97,50.

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Stagflazione in Europa?

L’inchiesta ISM in Europa ha presentato risultati molto buoni, anche se i dati sulla disoccupazione e sull’inflazione non hanno mostrato un quadro altrettanto positivo.  La zona euro ha reso noto che disoccupazione a febbraio si è attestata al 10% ( dal 9,9%), il livello più alto dal terzo trimestre del 2008. La Germania ha pubblicato i dati di marzo.  La disoccupazione è scesa di 31 mila unità, un risultato che si discosta dalle attese favorevoli a un leggero incremento.   L’Europa continua a rimanere indietro rispetto a USA, Canada e Australia nel suo tentativo di recuperare posti di lavoro.   Inoltre, l’UE ha reso noto un incremento del CPI maggior delle attese.  Il mercato aveva prevista un leggero incremento dal 0,9% registrato a febbraio, ma l’incremento dell’1,5% annuale è risultato un dato molto al di sopra delle apettative.  È aumentata l’inflazione tedesca a marzo.   L’aumento dello 0,5% registrato a marzo è stato il più alto da novembre 2008. Esso riflette in parte l’incremento dei prezzi dell’energia.  L’incremento nei prezzi di cibo e vestiario è probabilmente da attribuirsi anche alle recenti negative condizioni climatiche.   La combinazione di un basso livello di occupazione (che non favorisce l’inflazione legata alla crescita dei salari in termini di costo del lavoro per unità di prodotto) e un aumento maggiore delle attese dell’inflazione finisce per bloccare la BCE che ha un mandato per mantenere l’inflazione al di sotto del 2%, ma non ha uno specifico mandato per la crescita della stessa.  La coppia EUR/USD è rimasta al di sotto della resistenza sulla trend line (sul grafico giornaliero) in seguito al consolidamento avvenuto nel corso della settimana.  La media mobile a 5 giorni ha iniziato a salire e si sta avvicinando alla media mobile a 20 giorni.

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Il petrolio rimane forte nonostante i venti contrari

Il petrolio greggio WTI ha rotto sopra la resistenza questa settimana nonostante diversi fondamentali negativi che avrebbero potuto spingere il petrolio al ribasso.  Nel corso della settimana il ministro del petrolio dell’Arabia Saudita Ali al-Naimi ha dichiarato che il paese potrebbe aumentare la produzione di 4,5 milioni di barili al giorno nel momento in cui la domanda globale mostrasse segnali di ripresa dalla recessione economica.  Ha inoltre affermato che un prezzo compreso tra i 70 e gli 80 dollari al barile è quello “più vicino alla perfezione”.   Nonostante le quotazioni siano rimaste stabili, l’Opec ha aumentato la produzione totale di 55 mila barili al giorno arrivando a 26,84 milioni di barili al giorno, il livello più alto dal dicembre 2008 e di 1,995 al di sopra dell’obiettivo concordato.  La conformità generale rispetto ai paesi Opec è circa del 53% e nessuno dei membri ha prodotto ai prezzi target.  Negli Usa, l’amministrazione di Obama ha annunciato che inizierà a consentire le trivellazioni per trovare il petrolio nella costa orientale degli Stati Uniti.  L’amministrazione ha valutato tale mossa per ben due anni e ha trovato la ferma opposizione dell’ala sinistra del partito Democratico.   Ulteriori trivellazioni aumenterebbero la quantità di barili di petrolio in un mercato già saturo.  Mercoledì il Dipartimento dell’Energia ha reso noto i risultati sulle scorte settimanali. Le scorte commerciali di petrolio greggio statunitensi sono aumentate di 2,9 milioni di barili rispetto alla settimana precedente.  Arrivando a 354, 2 milioni di barili, le scorte petrolifere statunitensi hanno superato il limite superiore della quantità media relativa a questo periodo dell’anno.  Le scorte totali di benzina sono aumentate di 0,3 milioni di barili nel scorso della settimana, superando il limite superiore della quantità media.  Le aspettative prima della pubblicazione del report erano per una costituzione di scorte di petrolio greggio per circa 1 milione di barili. Dopo il largo incremento della settimana scorsa pari a 7 milioni di barili gli analisti di aspettavano un qualche tipo di ritorno alla situazione precedente.  Nessuna di queste notizie sembra aver influenzato il prezzo del petrolio greggio WTI.  Il petrolio greggio ha sfondato l’intervallo di prezzo compreso tra i 70 e gli 84 dollari per chiudere la settimana a 85,20 dollari, il livello massimo toccato in 52 settimane.

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L’Occupazione USA non delude

Gli occupati negli USA sono aumentati a marzo di 162.000 unità, leggermente meno delle attese, ma ciò potrebbe essere dovuto alla creazioni di un minor numero di census jobs, addetti al censimento.  Il dato di febbraio è stato rivisto con una perdita di 14 mila posti di lavoro rispetto a una perdita di 36 mila unità.  Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 9,7%.   Il settore privato ha registrato un incremento di 123 mila occupati, meglio delle aspettative, e questo dato ha costituito una sorpresa dal momento che il report ADP aveva mostrato una perdita di posti di lavoro nel settore private pari a 23 mila unità. La perdita iniziale relativa a febbraio di 18 mila posti di lavoro persi è stata rivista in aumento di 8 mila unità.  La crescita media degli occupati nel settore privato nei primi due mesi dell’anno è stata di 65,5 mila unità.  Il settore manifatturiero ha aggiunto 17 mila posti di lavoro e il dato di febbraio è stato rivisto a 6 mila dai 1000 precedenti.  Questi dati sono incoraggianti per la produzione industriale.  Nel settore costruzioni sono stati creati 15 mila nuovi posti di lavoro.  Risultato in diminuzione rispetto ai 59 mila posti di febbraio.    Il settore dei servizi ha registrato un incremento di 121 mila occupati dopo i 33 mila registrati a febbraio. Il numero dei lavoratori temporanei è aumentato di 40 mila unità.  Il rally del mercato di questa settimana riflette la fiducia degli investitori per un’inversione positiva del trend ’occupazione.  L’indice S&P 500 ha chiuso al rialzo per la quinta settimana consecutiva.

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Durante la prossima settimana l’attenzione dei mercati sarà puntata sulle notizie provenienti dalle diverse banche centrali mondiali.   Lunedì, che è festa in molti paesi (Pasquetta), il FOMC renderà nota le sue decisioni. Inoltre, gli USA pubblicheranno i risultati sull’ISM Servizi e le Vendite di case in corso. Martedì, la Reserve Bank of Australia si riunirà e renderà nota la sua decisione sui tassi di interesse.  I mercati si attendono un incremento di 25 punti base che porterebbero il tasso al 4,25%.   Mercoledì, la Banca del Giappone annuncerà la sua decisione in merito ai tassi di interesse.  Ci si attende che il tasso rimarrà stabile ma con l’introduzione potenziale di nuove misure a favore della liquidità.  Inoltre, i mercati terranno sotto stretta osservazione i dati sul PIL
’UEM.  Giovedì, sia l’UEM che la BOE renderanno note le proprie decisioni di politica monetaria.  Non ci si attendono variazioni dei tassi per nessuna delle due banche centrali.  Questi annunci saranno preceduti dal dato sull’occupazione australiana.   Venerdì, sarà la volta dei dati sull’Occupazione in Canada e sui Prezzi alla Produzione nel Regno Unito.

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