Dopo mesi di “Brexit significa Brexit” e discorsi sul “miglior accordo possibile per la Gran Bretagna” eccetera, il primo ministro inglese ha finalmente aggiunto più dettagli al piano per le relazioni fra Regno Unito e UE dopo la Brexit. La linea guida che intende seguire la May è l’uscita più dura possibile, pur sperando che i vicini amici europei garantiranno agli inglesi una sorta di appartenenza de facto al mercato unico dopo l’uscita dall’UE.
La May ha stilato un’agenda di 12 punti nei quali annuncia chiaramente l’uscita dal mercato unico, dalla giurisdizione della Corte di Giustizia europea, dall’Unione delle Dogane e la fine del pagamento di contributi all’UE (pur confermando la disponibilità a contribuire su materie specifiche). La May vuole abbracciare parzialmente l’Unione delle Dogane, e trovare un “nuovo, comprensivo ed ambizioso accordo per il libero commercio” con l’UE (anche se questo suona proprio come la "scelta selettiva" che l’UE aveva già specificatamente escluso).
Il governo ha dichiarato che al parlamento verrà concesso un voto per stabilire se accettare o meno l’accordo finale (sempre ipotizzando che ce ne sia uno), affrettandosi però ad aggiungere che la scelta sarebbe fra l’approvazione dell’accordo o il suo rifiuto, per non avere così nessun accordo nel lasciare l'UE (in altre parole, escludendo già esplicitamente un ritorno allo status quo ante).
Il primo ministro ha reiterato la velata minaccia di poter trasformare il paese in un rifugio per le imprese favorito da una politica di imposte ultra basse, se l’UE fosse abbastanza folle da non accogliere le sue richieste, asserendo di preferire di non avere alcun accordo, piuttosto che un accordo non soddisfacente (tautologia davvero ben escogitata).
Il governo spera ancora di poter invocare la notifica dell’articolo 50 sotto la prerogativa reale e ha fatto ricorso alla decisione dell’Alta Corte, la quale aveva stabilito che suddetta notifica richiede l’approvazione del parlamento. Si attende ora la decisione della Corte Suprema, ma si prevede confermerà la decisione della corte bassa. Se questa dovesse essere la decisone, l’unica voce in capitolo del primo ministro sarà se garantire (o meno) l’autorità di notificare all’UE le intenzioni di uscita del Regno Unito, dando inizio ai due anni di negoziazioni per l’uscita.